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Abbonamenti Pay Tv in calo drastico, potrebbe essere crisi del settore

Lancia la bomba Paolo Ziliani del Il Fatto Quotidiano: troppo rilevante il calo di abbonamenti

Il numero di abbonamenti in drastica diminuzione, un trend in discesa: “Gli abbonati di Sky Italia sono quasi 5,1 milioni (il sogno di sempre ĆØ arrivare a 7). 3,2 di questi, perĆ², sono abbonati solo per le partite di calcio. Se i diritti TV passassero agli spagnoli di Mediapro, che in virtĆ¹ dellā€™ultimo progetto presentato per il canale di Lega sono tornati prepotentemente in corsa, il sistema Sky crollerebbe del tuttoā€.

Sky sta rischiando grosso dopo il netto calo di ascolti e di abbonati degli ultimi mesi: ā€œLa Lega Serie A chiede conto del crollo drastico di audience della scorsa stagione (-31%)ā€. E che il management Usa, ā€œdi fronte allā€™insuccesso rispetto agli obiettivi, vuole che si riducano i costi e mantengano i diritti tv, a questo punto vitali”. Sky aveva come obiettivo aziendale di inglobare i quasi 2 milioni di abbonati Mediaset Premium. ā€œInvece il 36% di questi ĆØ sparito e il 15% ĆØ passato a Dazn spendendo 10 euro. Adesso si inizia a parlare di sopprimere Sky Sport 24. Il notiziario pesa non poco sui conti dellā€™azienda e questo costo diventerebbe insostenibile se Mediapro dovesse entrare nellā€™affare diritti TV. Pare che a Ilaria Dā€™Amico stia per essere proposto un contratto notevolmente ridimensionato rispetto a quello in corso, 250 mila euro invece di 1 milioneā€.

Era proprio all’ordine del giorno dell’assemblea odierna di Lega la proposta di Mediapro sull’acquisizione dei diritti televisivi e l’eventuale nascita del canale televisivo gestito dalla Lega stessa

In numeri di Sky registrano effettivamente un calo drastico negli ultimi due anni: un documento riservato che Business Insider ha reso pubblico in giugno racconta di un crollo degli abbonamenti tale da far preoccupare gli stessi Presidenti della Serie A che con i diritti televisivi incassano buona parte della liquiditĆ  a bilancio reinvestita nel governo societario.

“Dopo lā€™addio di Mediaset Premium al calcio,Ā la pay tv ha perso 600mila abbonati. La stagione 2017/2018 contava 4,1 milioni di telespettatori abbonati; quella appena conclusa si ĆØ fermata a 3,5 milioni. Secondo i calcoli della Lega, gli abbonati calcio di Sky dovrebbero essere aumentati di 400mila unitĆ , ma non abbastanza per sostenere i costi della piattaforma satellitare di Comcast. Di piĆ¹, in serie A si fa largo lā€™ipotesi che ā€œlā€™esclusivitĆ  dellā€™offertaā€ abbia portato ā€œad una notevole sovrapposizione tra Dazn e Skyā€ e di conseguenza ā€œunā€™ulteriore perdita di famiglie abbonateā€. Con il risultato di un aumento della pirateria a fronte di un numero invariato di abbonati commerciali.

ā€œLa Lega Serie A deve formulare un modello diverso di offerta per la vendita di diritti al fine di evitare lā€™esclusivitĆ  cross-channelā€.Ā 

Quindi la soluzione proposta da Mediapro, anche se non andata poi in porto a luglio, ĆØ la direzione che tutti i Presidenti (ad eccezione della Juventus) hanno deciso di percorrere. La soluzione che risulta essere la piĆ¹ redditizia: sviluppare il progetto in solitario e, per evitare rischi individuare, un partner industriale.Ā  Sicuramente Sky non resta a guardare e starĆ  lavorando ad un progetto da presentare alla Lega, anche in ottica della riformulazione dell’offerta di Mediapro presentata all’assemblea odierna.

In ogni caso con l’Antitrust che ha sanzionato l’intesa restrittiva tra Mediaset e Sky con lā€™obbligo di aprire a chiunque ne faccia richiesta le piattaforme distributive in pay e soprattutto ha vietato alla tv satellitare ogni forma di esclusiva. Una decisione che obbliga la Serie A ha trovare strade alternative per la massimizzazione dei ricavi. L’incognita resta il numero di potenziali abbonati ed i prezzi, ma trovare una soluzione ĆØ fondamentale visto che i numeri di Sky sommati a quelli della pirateria indicano che investimenti di enorme portata nel calcio non hanno dei ritorni adeguati.

Secondo un’indagine Fapav (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali) “la pirateria audiovisivaĀ costa 455 milioni di euro in termini di Pil perduto e 203 milioni di minore gettito fiscale. Ma se cinema e serie tv mostrano un trend calante, a preoccupare ĆØ lo sport con una netta crescita, sia in termini di incidenza (dal 7% del 2017 al 9% del 2018) sia in termini di atti perchĆ© si ĆØ passati da 15 milioni del 2017 agli oltre 22 milioni dello scorso anno: un incremento del 52%.”

In parole povere, calo degli abbonamenti: “In Italia ci sono poco meno di 5 milioni di persone che non pagano per la pay tv pur usufruendo del servizio. Al primo posto tra gli obiettivi dei pirati cā€™ĆØ il calcio”

Federico Bagnoli Rossi, segretario generale Fapav: “ i dati raccolti rivelano una sostanziale stabilitĆ  dellā€™incidenza della pirateria ma una contrazione legata al numero degli atti di pirateria compiuti dagli utenti. Ma non possiamo assolutamente abbassare la guardia, sviluppo tecnologico e pirateria vanno di pari passo: nuove modalitĆ  di fruizione illecita dei contenuti, come ad esempio le IPVT illegali e la condivisione delle opere nei gruppi delle App di messaggistica istantanea, emergono e si affermano tra gli utenti con rapiditĆ . La collaborazione con tutti coloro che operano sul web a piĆ¹ livelli ĆØ pertanto fondamentale per porre in essere delle strategie efficaci e continuativeā€.

Il fenomeno resta tuttavia ancora largamente diffuso e genera danni ingenti al sistema Paese.

Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, incaricata di effettuare la rilevazione dati: “Paghiamo un retaggio culturale difficile da sradicare e che impone tempi lunghi per diffondere la consapevolezza dei danni economici e sociali derivanti dalla pirateria. Le strategie di oscuramento dei siti possono essere sicuramente efficaci, ma occorre continuare, e se possibile potenziare, le campagne di comunicazione ed educazione per la sensibilizzazione degli utenti, auspicabilmente in collaborazione con le Istituzioni”.

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