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Bruscolotti ricorda i tempi del colera: “Nessuno voleva giocare col Napoli, ci evitavano senza motivo”

L’ex capitano del Napoli ha paragonato l’epidemia del ’73 all’attuale emergenza coronavirus

Beppe Bruscolotti ha vissuto sulla sua pelle la delicata situazione del 1973 quando a Napoli ci fu l’epidemia di colera. Adesso, l’ex calciatore sta affrontando anche l’emergenza coronavirus.

In un’intervista rilasciata a La Repubblica ha spiegato cosa accadeva in quegli anni nel mondo del calcio. Inoltre ha messo a confronto i drammatici momenti del passato con quelli di queste settimane.

Partendo dal 1973, Bruscolotti ha rivelato che in quel periodo: “Nessuno voleva giocare contro il Napoli”. I colleghi e gli addetti ai lavori, infatti, temevano di poter essere contagiati.

Addirittura, prima di giocare con il Genoa in Coppa Italia, la Giunta regionale della Liguria emanò un’ordinanza per annullare il match. E così la vittoria andò agli azzurri a tavolino.

I calciatori della squadra partenopea si sentivano isolati e discriminati. Avendo compreso la situazione, il Genoa decise di organizzare un’amichevole a Marassi. L’incasso sarebbe stato devoluto in beneficenza proprio agli ammalati di colera.

L’ex difensore ha sottolineato che tutti apprezzarono quel gesto di solidarietà. Probabilmente, già da allora si gettarono le basi per il gemellaggio Napoli-Genoa.

D’altronde, Bruscolotti ha ricordato: “Noi calciatori non c’entravamo nulla col virus”. Ovviamente c’era un po’ di timore tra la gente, ma il 68enne salernitano ha rivelato che tutti li evitavano senza alcun valido motivo.

“Era brutto essere considerati degli appestati”, ha chiosato con un pizzico di tristezza l’ex calciatore del Napoli.

Bruscolotti: “La situazione di allora non è paragonabile con quella attuale”

Dopo aver raccontato dei disagi vissuti ai tempi del colera, Beppe Bruscolotti ha fatto una precisazione. Ha detto che quanto accaduto nel ’73 non si può affatto paragonare con quello che sta accadendo adesso a causa del coronavirus.

L’epidemia di colera fu più circoscritta e non durò tantissimo. Inoltre non furono introdotte limitazioni eccessive nella vita quotidiana. Bastava seguire delle semplici regole igienico-sanitarie.

Per quanto riguarda i calciatori, era necessario prendere le dovute precauzioni negli spogliatoi. Dopodiché si poteva uscire e, ad esempio, andare al ristorante. Invece adesso: “Dobbiamo restare isolati a casa”.

A proposito della pandemia da Covid-19, l’ex capitano azzurro ha bacchettato il mondo del calcio. Secondo lui, infatti, si è indugiato fin troppo prima di fermare le varie competizioni europee ed internazionali.

Tutto ciò è accaduto perché probabilmente in un primo momento è stata sottovalutata la gravità della situazione. Soltanto negli ultimi tempi: “Anche il nostro mondo (quello del calcio, ndr) se n’è reso conto”.

L’ex terzino non condivide la scelta di riprendere gli allenamenti. Ha sottolineato che in questi frangenti ci si deve necessariamente trovare in uno spogliatoio con tante altre persone. Dunque, risulta difficile mantenere la distanza di sicurezza, quindi: “Mi fermerei”.

La soluzione per Bruscolotti è quella di continuare a lavorare in casa. Del resto, in questa fase nessuno può sapere quando riprenderà la stagione agonistica. “Il calcio è uno sport meraviglioso, ma la salute di tutti è la nostra priorità”, ha sottolineato l’ex difensore del Napoli.

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