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CDS- Coronavirus: Italia, si riapre ma prima dal sud!

Ecco perché è giusto iniziare a riaprire prima dal sud

Come si legge nella pagina della cronaca del corriere dello Sport, nel sud il numero dei contagiati rispetto a quello dei sani è irrilevante. Nelle terapie intensive degli ospedali di Bari e Campobasso ospitati pazienti trasferiti dal Nord. Anche in questa emergenza ci sono quindi due Italie ma forse a ruoli invertiti una volta tanto. È ormai risaputo che il picchio della epidemia è stato prevalentemente al nord ed ha visto la Lombardia come la regione più martoriata per numero di positivi e decessi. Negli ultimi giorni le cifre negative di contagiati e morti iniziano a scendere e si inizia a respirare, anche se da lontano, un po’ di aria di ripresa e, quindi, libertà!

Mezzoggiorno avvantaggiato ma anche preparato

Il meridione è riuscito ad arginare l’epidemia, grazie alle misure di isolamento imposte al Paese e a una risposta sanitaria che fin qui si è rivelata all’altezza della sfida. Si temeva che il dilagare del contagio avrebbe messo a dura prova le più fragili strutture rianimatorie del Sud. A tutt’oggi ci sono terapie intensive di Bari, Campobasso e altri ospedali del sud che ospitano pazienti trasferiti dal Nord, e non viceversa.

Una ripresa che va programmata con oculatezza

Di questa mappa epidemiologica non può non tenersi conto adesso che ci si propone di programmare una riapertura parziale. Bisogna disegnare  una strategia della fase due centrata su cinque punti: 1) distanziamento sociale e obbligo di mascherine; 2) rafforzamento della medicina di territorio per individuare e isolare, attraverso un più largo uso dei tamponi, i positivi e i loro contatti; 3) apertura di ospedali deputati a trattare solo i malati di Covid; 4) impiego dei test sierologici per verificare le condizioni di immunità della popolazione; 5) tracciamento dei contatti e telemedicina per seguire i pazienti attraverso un’apposita app.

Differenze tempistiche tra nord e sud

Il dibattito sulla tempistica della fase due ha fin qui evidenziato una divergenza temporale. Non tutti concordano e ci sta chi vorrebbe sciogliere una parte dei vincoli dopo Pasqua, chi aspetterebbe maggio, chi addirittura non lo farebbe prima di giugno. I numeri qui riportati suggeriscono di sostituire la discriminante del tempo con quella geografica. La riapertura non può prescindere dalle diverse condizioni del Nord, che ha il 45 per cento della popolazione e l’80 per cento di tutti i contagiati fin qui censiti. Al Centrosud, invece, le percentuali si ribaltano: gli abitanti arrivano al 55 per cento e i malati sono solo il 20 del totale.

Nell’attesa le opinioni contrastanti tengono banco

Nonostante la logica inviti a ragionare come sopra riportato,ci sta chi afferma esattamente  il contrario. L’ epidemiologo Vittorio Demicheli, sul Corriere della Sera di ieri, sostiene che «il differenziamento geografico non ha senso».  Secondo lui «la riapertura dovrebbe iniziare dalla Lombardia, perché ha una percentuale di immuni superiore a quella della Sardegna». È lecito quindi auspicare che prevalga il buon senso a differenza di quanto successo all’inizio di questa terribile pandemia.

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