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La virologa Gismondo: “Perché considerare più pericoloso uno stadio rispetto ad un teatro?”

Radio Punto Nuovo – La virologa Gismondo continua a far discutere. “Lo stadio è come un teatro, perché non aprirlo?”

Radio Punto Nuovo – La virologa Gismondo continua a far discutere. “Lo stadio è come un teatro, perché non aprirlo?”

Maria Rita Gismondo è la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. E’ la dottoressa che tanto aveva fatto discutere nel periodo più brutto dell’emergenza coronavirus. A destare scalpore le sue frasi di febbraio, quando definiva il virus poco più di una grave influenza. Un virus che ad oggi ha causato in Italia più di 30 mila morti. Resta comunque in buona compagnia. Tanti altri suoi colleghi purtroppo hanno sbagliato le previsioni.

Oggi la dottoressa torna a parlare della portata del virus. Lo fa ai microfoni di Radio Punto Nuovo.

Dal punto di vista virologico, se ci sono premesse e misure di sicurezza per aprire un teatro, fare concerti all’aperto, non capisco quale sia la differenza di uno stadio con persone sedute alle stesse distanze in un teatro all’aperto. Non stiamo parlando di un ebola o peste bubbonica, con i dati che abbiamo, fino ad oggi, con un contatto di meno di 15 minuti, la probabilità di contagio tende a 0. Con i tempi di contatto dei calciatori, siamo in un’area di sicurezza totale. Pur condividendo quanto è stato deciso dal Ministro Franceschini, qualcosa mi ha suscitato qualche perplessità. Le persone all’interno del cinema, per due ore con aria condizionata, ad esempio. Il mio dilemma è: perché considerare, dal punto di vista del rischio infettivo, più pericoloso uno stadio anziché un teatro o un’arena dove si tiene un concerto?

Dunque per la dottoressa ci sono gli estremi non solo per un ritorno al calcio giocato, ma addirittura con gli spettatori sugli spalti.

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