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Omar Sivori – i grandi campioni del Napoli

Omar Sivori – i grandi campioni del Napoli

Omar Sivori nasce a San Nicolás de los Arroyos il 2 ottobre 1935, dove muore il 17 febbraio 2005. È stato un calciatore e allenatore di calcio italo-argentino che, nel corso della sua carriera agonistica, ha rappresentato sia l’Argentina che l’Italia.

Ha militato nei club del River Plate, della Juventus e del Napoli. In panchina fu anche commissario tecnico dell’Albiceleste all’inizio degli anni 1970.

Chiamato El pibe de oro o El Cabezón per la folta capigliatura scura che spiccava sul corpo minuto. O anche El Gran Zurdo ossia il grande mancino, perché giocava principalmente con il sinistro.

Sívori vinse con la maglia della Selección la Copa América 1957 mentre, tra le file di River Plate e Juventus, ottenne 6 titoli e 2 coppe nazionali.
In carriera mise a segno 147 reti nel campionato italiano, e 17 con le casacche di Argentina e Italia.
Detiene inoltre, assieme a Silvio Piola, il record del maggior numero di gol segnati in una singola partita della Serie A. Il 10 giugno 1961 siglò infatti 6 reti nella gara Juventus-Inter (9-1).

È considerato uno dei giocatori più forti di tutti i tempi. Insignito nel 1961 del Pallone d’oro, occupa la 36ª posizione nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dall’IFFHS nel 200.

Nel 2004 è stato inoltre inserito nella FIFA 100, lista che raggruppa i maggiori fuoriclasse di sempre.

Caratteristiche tecniche

Calciatore talentuoso, le sue specialità erano il dribbling in velocità e il palleggio. Era abbastanza forte fisicamente, e possedeva un’ottima coordinazione.

Sívori nacque in una famiglia di origini italiane. Suo nonno paterno, Giulio Sívori, era un immigrato di Cavi di Lavagna, frazione del comune ligure di Lavagna Sua madre Carolina era abruzzese di Tornareccio.

Ancora ragazzo entrò a far parte del River Plate. Una squadra che includeva giocatori come Ángel Labruna e Félix Loustau, che a loro volta fecero parte della cosiddetta Máquina degli anni 1940.

Con un carattere rissoso, Sívori
non si faceva mai picchiare da nessuno. Anzi, al massimo succedeva il contrario.
Sívori non esitava a scatenare risse e fare fallacci. In 12 anni di carriera in Italia ha scontato 33 giornate di squalifica. In un’occasione, con la maglia della Juventus, stava per scagliarsi su un avversario, ma fu fermato dal compagno di squadra John Charles che gli mollò uno schiaffone.

Il 25 marzo 1962, nella gara tra i bianconeri e la Sampdoria, all’80’ aggredì l’arbitro Grignani, ritenendo ingiusta la sua espulsione, venendo punito con sei giornate di squalifica.

Nel 1967, quando militava al Napoli, si infortunò a un ginocchio e giocò poche gare. Infuriato, inveì contro l’allenatore Pesaola. Fu punito con un milione di lire di multa. Il 1º dicembre 1968, dopo aver steso lo juventino Favalli fu espulso e punito con 6 giornate di squalifica.

La squadra vinse la Primera División Argentina nel 1955, titolo confermato quando il River batté il Boca Juniors 2-1 alla Bombonera.
Nella stessa stagione il club vinse la Copa Río de La Plata battendo il Nacional. La stagione successiva la squadra vinse il campionato argentino all’ultima giornata battendo il Rosario Central per 4-0, con Sívori che realizzò l’ultima rete.

Nella stagione 1957-1958, fu ingaggiato dalla Juventus. A posteriori quel trasferimento provocò indirettamente un declino nella storia del club argentino, che nei diciotto anni seguenti non riuscì più a vincere il titolo nazionale. Tuttavia con i soldi ottenuti dal trasferimento fu iniziato il completamento de El Monumental.

Omar Sivori e il Trio Magico

A 21 anni, Omar Sivori arrivò quindi in Italia. Fu soprattutto l’interessamento dell’ex juventino Renato Cesarini a rendere possibile il trasferimento del giovane calciatore al club torinese, che pagò 190 milioni di lire per il suo cartellino, record dell’epoca.

Esordì in maglia bianconera nel 1957, andando ad affiancare in attacco il centravanti gallese John Charles, e il capitano Giampiero Boniperti.
Questi andarono a comporre un formidabile trio offensivo, che fece la fortuna della Juventus a cavallo degli anni 1950 e 1960.

L’argentino indossò la casacca bianconera in 257 partite (215 in A, 23 in Coppa Italia e 19 in Europa). Segnò 170 reti (135 in A, 24 in Coppa Italia e 12 in Europa). Con la Juventus visse il suo periodo di maggior successo, vincendo tre scudetti ed altrettante coppe nazionali. Nel 1960 riuscì inoltre a conquistare il suo unico titolo di capocannoniere. L’anno successivo fu insignito del Pallone d’oro come miglior calciatore europeo. Era la prima volta che il prestigioso riconoscimento veniva assegnato a un giocatore italiano (per quanto italo-argentino). Fu il primo successo assoluto per un calciatore juventino e militante nel campionato italiano.

Nel 1965 cedette alle lusinghe del Napoli. Sívori arrivò a vestire la maglia azzurra grazie all’opera di Bruno Pesaola. L’allora presidente partenopeo Achille Lauro, per ottenere il suo cartellino, acquistò due motori navali per la sua flotta e pagò settanta milioni.

Quando arrivò in città, ad accogliere il giocatore ci furono migliaia di tifosi.
All’ombra del Vesuvio, formò una coppia-gol tutta sudamericana assieme all’altro oriundo, l’italo-brasiliano José Altafini.

Col club campano vinse subito la Coppa delle Alpi 1966, e fu poi protagonista in Serie A con un terzo posto nello stesso anno,un quarto posto l’anno dopo e un secondo posto nel 1968.

Un infortunio al ginocchio destro per Omar Sivori

durante una tournée del Napoli in Colombia, nell’estate 1967, lo costrinse a disposizione della squadra partenopea a mezzo servizio nelle ultime due stagioni.
Ciò, unito ad uno storico litigio con l’arbitro Fulvio Pieroni durante un Napoli-Juventus del 1º dicembre 1968, lo convinse definitivamente a concludere la propria carriera a trentatré anni.

Diede il suo commosso addio al calcio giocato in televisione, il 21 dicembre 1968, durante la tredicesima puntata di Canzonissima, con un collegamento da Napoli.

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