L’ultimo inchino: Josè Maria Callejon lascia la maglia azzurra
L’ultimo match del San Paolo sancisce l’addio alla maglia azzurra di Callejon dopo 7 lunghi anni. E lascia un vuoto incolmabile.
“Ma chi è quello con i capelli impomatati che indosserà la numero 7 di Cavani?” “Ah sì, è uno scarto del Real Madrid…ma se era buono, quelli lo davano proprio a noi?!”. Immagino così una discussione tra tifosi del Napoli in quel caldo 11 luglio del 2013: il club, dopo l’addio del Matador e del tecnico Mazzarri, inizia il suo percorso di europeizzazione. Il presidente Aurelio De Laurentiis ufficializza questo calciatore andaluso: faccia da attore di telenovelas sudamericana, fisico asciutto e minuto. Benitez scelse lui, Callejon, all’inizio dell’ avventura azzurra per il suo 4-2-3-1, pregò il patron partenopeo di investire quei quasi 10 milioni di euro per la riserva blancos di Cristiano Ronaldo (!). L’allenatore madrileno era arrivato all’ombra del Vesuvio da poco è fu questo il primo nome per il suo nuovo Napoli (con quelli di Albiol e Higuain).
Alla presentazione del calciatore, il buon Rafa, sbalordì tutti con questa frase: “Josè segnerà 20 gol quest’anno”. Ma come? Uno che in carriera non è mai arrivato in doppia cifra, farà 20 gol? A pranzo, niente più vino a quello lì eh…
E invece…mai profezia fu più azzeccata. Josè fa subito capire al pubblico del San Paolo di che pasta è fatto. All’esordio casalingo con il Bologna, segna il suo primo gol con la maglia di Partenope. Sarà il primo di una lunga serie…
Alla fine di quella stagione le marcature per il Caballero triste (così ribattezzato da Raffaele Auriemma) saranno 20 (perdonaci Guru Rafa!), così divise: 15 in campionato, 2 in Champions League e 3 in Coppa Italia che contribuiranno alla vittoria della stessa.
Josè l’insostituibile…
Negli anni a venire il numero 7 non delude mai: gol e assist sempre e comunque. E quelle sgroppate a perdifiato sulla corsia destra che lo fanno sembrare uno e trino in campo: in attacco, in difesa e poi a centrocampo. Quelli bravi lo chiamerebbero tuttocampista.
Sempre in campo, elemento imprescindibile per tutti gli allenatori passati da queste parti. Calleti è stato tatticamente l’ago della bilancia. L’uomo dell’equilibrio.
Maurizio Sarri, dopo il biennio Benitez, voleva sacrificarlo sull’ altare del suo credo calcistico, il 4-3-1-2. Per lui (e per Insigne) si snatura: sarà 4-3-3 e fará le sue fortune e quelle del Napoli. Gli azzurri girano che è una meraviglia, l’uomo in tuta non rinuncia allo spagnolo neanche sotto tortura. E lui va, va su quella fascia. Da attore di telenovelas diventa uno dei protagonisti de “La Grande Bellezza” sarrista. Uno Jep Gambardella prestato al gioco del pallone, insomma. Segna e fa segnare, si affina l’intesa con Lorenzo Insigne.
Nascerà il “taglio alla Callejon” (non solo inteso come look, anche quello sempre impeccabile). Lo scugnizzo di Frattamaggiore pennella e lui è lì a scherzare con il fuorigioco e i difensori avversari. E’ sempre lì per mettere in rete o assistere il compagno al centro.
Una giocata semplice ma così complessa nella sua semplicità che la rende sempre inimitabile e imprevedibile. Magia pallonara, il trucco non c’è però e si vede.
Con il Napoli di Sarri sfiora lo scudetto nel 2018, un po’ “perso in albergo” e un po’ “scippato”. Lo avrebbe meritato il buon Josè, che per la maglia azzurra ha sputato sempre il veleno.
Vince invece la Coppa Italia, appunto, al primo anno, una Supercoppa alla sua seconda stagione e un’altra Coppa Italia quest’anno, il 17 giugno. Mai dimenticherò le tue lacrime a bordo campo, con la squadra che festeggia dopo l’ultimo rigore che sancisce la vittoria del trofeo.
L’ultimo inchino…nel deserto di Fuorigrotta.
Avresti meritato ben altro saluto, Josè, un ultimo inchino in un San Paolo strapieno. Ma lo stadio era vuoto. La carezza al manto erboso e l’abbraccio con Gattuso all’uscita dal campo, qualche applauso dalla tribuna: ma fidati tutti ti abbiamo applaudito dal divano di casa. Anche il destino, purtroppo, ha giocato con i tuoi e i nostri sentimenti. Ma scommetto che quegli spalti te li sei immaginati pieni, 50 mila anime ad urlare il tuo nome. Se fosse stato possibile, i supporter azzurri ti avrebbero fatto versare qualche altra lacrimuccia. Ci puoi scommettere!
Ti ricorderò sempre caro Callejon, la più forte ala destra che abbia mai visto indossare la maglia azzurra (per mie questioni anagrafiche ricordo bene solo i vari Turrini, Asta, Sesa ecc…e non me ne voglia Christian Maggio).
Grazie per le tue 348 presenze, grazie per i tuoi 82 gol e per i tuoi 78 assist. Grazie per le tue corse e per i tuoi inchini alla curva. Un grazie per i tuoi tagli in campo e per i tuoi tagli fuori (intesi come hair style, inimitabile!). Sette anni incancellabili.
Farà strano vedere la tua numero 7 indossata da qualcun’altro, ma anche questo è il calcio (anche se, forse, speriamo in un tuo rinnovo…che non arriverà, purtroppo).
“Innamoratevi di qualcuno che vi cerchi come Insigne cerca Callejon”
Ah Josè grazie anche per averci fatto capire cos’è l’amore. L’amore? Si, proprio così! Parafrasando questo improbabile murales apparso un paio di anni fa su un palazzo e poi sui social, fantasia tutta partenopea.
Viene da ringraziarti anche per questo: abbiamo cercato e cercheremo tutti il nostro Insigne.
Da quest’anno, anche se da lontano, ti seguirò con lo stesso affetto (come tutti i tifosi napoletani suppongo) e son sicuro che anche tu seguirai sempre quella squadra che ti ha fatto emozionare per sette lunghi anni.
Ciao caro José, magari ci regalerai un ultimo taglio vincente a Barcellona… Vamos Caballero triste!
Progettista meccanico con la passione per la lettura e per il calcio.
Innamorato della storia di Napoli Capitale e del Napoli.