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Messi raggiunge l’apice ma ecco perchè non sarà mai come Maradona…

Mondiale in bacheca per raggiungere l’apice all’ultimo giro ma Messi non potrà mai essere come Maradona.

Messi raggiunge l’apice ma ecco perchè non sarà mai come Maradona…

E’ passata quasi una settimana dalla finale di Coppa del Mondo con Leo Messi ad alzare al cielo di Lusail il trofeo di calcio più prestigioso in assoluto. Finalmente l’Argentina, dopo 36 anni, finalmente Messi a scrollarsi di dosso il paragone, sempre ingombrante, di una leggenda come Maradona.

Con questo titolo, la Pulce, dopo diversi campionati vinti, Champions e Palloni d’Oro, aggiunge in bacheca quella Coppa che lo avvicina al mito Diego. I paragoni, oggi più che mai, si sprecano; c’è chi giura di vedere l’allievo una spanna sopra al maestro: no, così non va.

Un plauso a Messi che si è affermato anche in Nazionale, da leader tecnico e carismatico, trascinando la Seleccion alla conquista della rassegna iridata, raggiungendo l’apice di una carriera strepitosa ma non paragonatelo più a Maradona, lui, Leo, non potrà mai essere come Diego.

Messi, icona calcistica. Diego, icona rivoluzionaria.

Messi ha vinto il suo Mondiale, un Mondiale nato tra le polemiche e le polemiche non si sono certamente fermate (e con esse gli scandali venuti a galla, ndr) nel corso della rassegna. Un torneo atipico, in inverno, dirottato in Qatar dove i petrodollari l’hanno fatta da padrone.

Le stelle Messi, Mbappè e Neymar dovevano brillare, Al Thani ci sperava (per usare un eufemismo). Due su tre hanno dato spettacolo in finale, prostrandosi al potere: ecco, Maradona non l’avrebbe fatto.

Per il Mondiale a stelle e strisce del 1994, Blatter, voleva un’icona che pubblicizzasse l’evento: pressioni alla Federazione argentina affinchè Alfio Basile convocasse Maradona, appesantito dalla lunga inattività oltre che scosso dalle vicende giudiziarie. Diego non calò il capo accettando la sfida: lui voleva partecipare e vincere per dimostrare di essere il migliore…sappiamo come è andata a finire.

Messi, alla premiazione, ha accettato di vestirsi con una Kandora, adagiata sulle sue spalle dal “padrone”, nascondendo di fatto la gloriosa maglia albiceleste, lui, Diego, non l’avrebbe mai fatto, non avrebbe mai coperto la maglia della sua Nazionale e di una nazione intera che stava salendo sul tetto del Mondo.

Diego, in fondo, mai è stato accondiscendente con il potere: basti pensare all’aneddoto raccontato dall’ ex manager Coppola. Maradona, invitato in Inghilterra per la partita di addio al calcio di Ardiles, all’ incontro con la famiglia Reale chiese : “Coppola, di’ a quel nasone di togliermi la mano dalla spalla”, quel “nasone” era il Principe Carlo.

Rivoluzionario sempre, ha lottato al fianco dei più deboli, ha vinto a Napoli, portando il trionfo oltre che sportivo anche sociale. Fuoriclasse che con il suo carisma faceva rendere tutti al meglio, in fondo anche l’ innata leadership è un dono di Dio.

Nessuna carriera agiata per il Pibe, il “suo erede”, in questo, è stato molto più “fortunato”. Nella stessa Barcellona Diego era etichettato come “sudaca”, Leo è stato sempre coccolato dai Catalani.

Per questo e per molto altro ancora Messi non potrà mai essere come Maradona.