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L’ultimo saluto a idris Sanneh a Bedizzole, la figlia Francesca commuove tutti con le sue parole

Tante le persone  che hanno voluto essere presenti per l’ultimo saluto ad Idris. In molti , come richiesto dai familiari, si sono presentati  vestirsi di bianco e nero in omaggio ai  colori preferiti  del giornalista.

i Funerali si sono tenuti intorno  alle 10,30 con l’arrivo della salma trasferita al cimitero di Bedizzole, dove viveva.

La figlia Francesca Hadija ha voluto ricordare il papà , con grande commozione e circondata dai familiari: le sorelle Laura, Binta e Hadin e la madre Mimma, invitando tutti a cantare “No woman no cry”, la canzone preferita di Idris.

Presenti alla cerimonia  Alessandro Altobelli, Marino Bartoletti, Egidio Salvi.

Anche loro, visibilmente commossi, hanno ascoltato il discorso toccante della  figlia Francesca:

“Mio papà  è arrivato in Italia per la sua intelligenza, per il premio letterario che aveva vinto in patria, ricevuto dalle mani di un grande presidente. Non ha mai rinnegato le sue origini senegalesi. Pensava che i colori fossero una ricchezza e non un opposizione, Per voi era un fratello, quando ero piccola chiamava tutti voi fratello, Salutava tutti con  brother ma anche fratello e mon frère. Aveva imparato il dialetto di mia mamma, donna bianca e bellissima. Lui era bresciano. Era come un mare vasto  e le sue onde non lo diluivano mai, ogni cosa era come incapsulare perfettamente come quello che lui era  Questa è casa sua, io la sento casa mia, mi sento bresciana e italiana così come mi sento senegalese e fiera di chiamarmi Sanneh”.

Era come un mare vasto  e le sue onde non lo diluivano mai, ogni cosa era come incapsulare perfettamente  quello che lui era. Mio papà ha donato tutto se stesso con la generosità di un bambino, consegnava tutto quello che era e che aveva. Mio papà era nero ed era un uomo di giustizia. Era Puro: è entrato nelle case di tanti uomini razzisti grazie alla sua intelligenza, simpatia e cultura. ”.

Idris ha sempre apprezzato il Lavoro di Casa Napoli, per noi era un uomo di pace e di civiltà, il simbolo tangibile della vera unione dei popoli, amava la sua Juventus, vero,  ma amava il Sud ed amava vivere tra le persone e le culture diverse che rappresentano la nostra nazione. Amava Napoli e i Napoletani ed ha sempre sognato un mondo unito.