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No Rudi, no alibi – benvenuto Walter Mazzarri

Le tre “W” del Napoli e le responsabilità dei calciatori

Caos Napoli. Dalla “W” di vittoria alla “W” di Walter Mazzarri. Com’è piccolo il mondo. E com’è strana la vita degli allenatori. Garcia, in pratica, si è esonerato da solo. Più o meno tutti, infatti, dopo aver letto la formazione di Napoli-Empoli su Instagram, avremo pensato alla scelleratezza con la quale il francese avrebbe schierato in campo Di Lorenzo e compagni. I più ottimisti, al massimo, avranno pensato allo scherzo di cattivo gusto di un hacker un po’ stronzo. La realtà, purtroppo, si è rivelata peggiore delle aspettative. Kovalenko ha indovinato il tiro della domenica e.… au revoir, monsieur Rudi! Walter Mazzarri è il nuovo che avanza. Mica tanto. Abbiamo ancora negli occhi quel 3-5-2 che vedeva i suoi migliori interpreti in Hamsik, Lavezzi e Cavani. Ovvero, nulla di più lontano dal (fu) galattico 4-3-3 della squadra che ha conquistato il tricolore e di cui si è tanto invaghito il presidente De Laurentiis. Un dettaglio non da poco. Ma ci sarà tempo per parlare in maniera approfondita di dettami tattici e schemi di gioco.

Il tecnico di San Vincenzo, del resto, è persona serissima. Uno di quegli allenatori che masticano Calcio dalla mattina alla sera. Un po’ come i napoletani. La posta in gioco è alta, altissima. C’è da salvare una stagione che, ad oggi, sembra più intricata delle trame con cui, talvolta, se la deve vedere il commissario Ricciardi, grande personaggio ideato dalla penna geniale di Maurizio De Giovanni. Nella faraonica discografia di Vasco Rossi, invece, vi è un pezzo(ne) che farebbe le fortune di qualunque altro artista. S’intitola “E Adesso Che Tocca A Me”. Magari potrebbe essere di ispirazione per Kvara e compagni. Già, perché ora che il capro espiatorio è saltato, tocca ai campioni d’Italia dimostrare che c’è ancora vita nell’”universo Napoli”. No Rudi, no alibi. Mazzarri, tra l’altro, eredita una squadra che è quarta in classifica e seconda nel girone di Champions. In crisi, certamente. Ma non tra le macerie.

La sosta di campionato, come tutte quelle che arrivano dopo una sconfitta degli azzurri, sembrerà durare un mese e mezzo, più che i quindici giorni canonici. Ad ogni modo, non tutti i mali vengono per nuocere. Il nuovo tecnico dei partenopei avrà più tempo per adattarsi ad un ambiente che è completamente diverso da quello che lui ha salutato più dieci anni or sono. La Napoli che ricorda Mazzarri era una città che si esaltava per le lunghissime rimesse laterali di Hugo Campagnaro e per i trionfi in Coppa Italia. Quella attuale si è imborghesita a tal punto che una vittoria striminzita agguantata fuoricasa, in Champions, viene a malapena tollerata.

Non solo. Come già sottolineato dal sottoscritto qualche tempo fa, i “fantasmi” che albergano imperterriti all’ombra del Vesuvio sono diventati due. Oltre che con quello “storico” di D10s, infatti, c’è da fare i conti pure con quello più recente di Luciano Spalletti. Insomma, arrivare a Napoli in questo momento non equivale esattamente ad una passeggiata di salute. Ancor più che in passato. Uno scossone, però, andava dato. Se non altro per richiamare alle proprie responsabilità tutti coloro che avevano celato i propri errori dietro quelli (a volte autolesionistici) di Garcia. E adesso che quest’ultimo è andato via, toccherà ad altri rimboccarsi le maniche e restituire ai partenopei il prestigio perduto. Intanto, alle due “W” iniziali ne aggiungiamo un’altra. Quella di “Welcome”. Benvenuto Walter Mazzarri.