Il Napoli di oggi è una rock-band degli Anni Settanta che non indovina più un disco…
Tensione e nervosismo hanno preso il posto della sfrontatezza…
Napoli-Monza. Quasi quasi verrebbe voglia di considerarlo mezzo pieno, il bicchiere. Non tanto per quello che si è visto in campo – anche se il Napoli, va detto, ha provato a gettare il cuore oltre l’ostacolo – ma per quella che è l’attuale situazione degli azzurri. Questo passa il convento e bisogna fare i conti con la cruda e spietata realtà. Kvaratskhelia e compagni sono diventati dei calciatori “normali”, perennemente in balia delle proprie insicurezze (il georgiano, in verità, pure delle baruffe).
Tensione e nervosismo, infatti, hanno preso il posto della sfrontata risolutezza esibita nella scorsa stagione. E chissà che Mazzarri non si sia fatto espellere (anche) per mandare un messaggio di sveglia alla squadra. Ben più esplicite, invece, sono state le dichiarazioni rilasciate dal presidente Aurelio De Laurentiis durante la conferenza stampa post-partita. Ha chiesto scusa il patron. Assumendosi tutte le responsabilità di questa prima parte di annata. Metterci la faccia non è mai scontato, né banale. Soprattutto in una città in cui spesso – e non solo in ambito calcistico, purtroppo – si è abituati a girare lo sguardo altrove.
Gennaio, intanto, è alle porte. Sia ADL che il Ds Meluso hanno ribadito la forte volontà del Napoli di intervenire con decisione sul fronte Mercato. Epperò non è mica detto che la sessione di gennaio possa risolvere – con una sorta di bacchetta magica – tutti quei problemi che, ad oggi, sembrano quasi più piscologici che di natura tecnica. Il Napoli si è involuto. Neanche durante le gestioni Ancelotti/Gattuso la squadra era apparsa così sfiduciata. Tanto per dire, allo stadio Maradona, compagini ben organizzate ma piuttosto modeste come Frosinone e Monza (qualcuno aggiungerebbe pure il Braga), sono sembrate delle corazzate da Super Lega.
I partenopei sembrano essere finiti in delle sabbie mobili psycho-tecnico-tattiche da cui sarà estremamente difficile venirne fuori. Sia chiaro, per chi scrive, Mazzarri è l’ultima persona a cui chiedere conto dell’attuale situazione in cui versano i campioni d’Italia. Il tecnico toscano le sta provando tutte per cercare di far risalire la china ad un gruppo che assomiglia un pò a quelle rock-band degli Anni Settanta che dopo aver sfornato il disco della vita, non ne hanno più indovinato uno. Certo, con il Monza Simeone poteva (e doveva) giocare qualche minuto in più. Lo stesso Lindstrøm, anche con la gestione del vecchio Walter, sembra ancora un asino in mezzo ai suoni.
Ciò detto, pensate veramente che con l’ennesimo cambio di guardia questo Napoli potrebbe fare di più? Più che altro, verrebbe da chiedersi se l’atteggiamento adottato dal Napoli non sia stato fin troppo morbido nei confronti di quel Victor Osimhen già partito per la Nigeria e che nella gara di Roma si è fatto espellere (al pari di Politano) come un primavera qualunque. È in momenti come questo, infatti, che bisognerebbe palesare la propria leadership stando vicini, vicinissimi al resto del gruppo. O almeno, sino all’ultimo secondo utile prima della partenza (obbligatoria) per la Coppa D’Africa. Forse, però, stiamo pretendendo troppo da un ragazzo e da un calciatore che assomiglia sempre di più ad una sorta di separato in casa.
Su questa Terra dal 1987. Giornalista Pubblicista dal settembre 2009. Amo tutto ciò che ha a che fare con la comunicazione. Il mio motto è “La Musica a chi la sa vedere”, nell’arte e nella vita di tutti i giorni.