Caso Napoli-Osimhen: la squadra rivendica gli stessi privilegi
Napoli – Nello spogliatoio azzurro regna il malcontento. Lo aveva preannunciato questa estate il procuratore Mario Giuffredi (una squadra di scontenti, ndr). E i fatti gli stanno dando ragione. Elmas è voluto andare via, Zielinski idem (già fatte le visite mediche che lo porteranno a Milano sponda nerazzurra). Non c’è un DS con veri poteri che governi l’ambiente in tumulto
Napoli, Corriere della Sera: “Caso Osimhen: i compagni rivendicano gli stessi privilegi. Nello spogliatoio serpeggia il malcontento”
Nello spogliatoio si insinua con insistenza il seme del malcontento. Elmas si allena spesso da solo in palestra perché gioca poco e vuole andar via e alla fine ci riesce; Zielinski ha la testa altrove perché ha rifiutato il rinnovo e vuole l’Inter. Osimhen fa le bizze prima del nuovo contratto, lo ottiene e va in Coppa d’Africa per un mese. Torna in ritardo, poi decide che non è in forma per giocare con il Genoa.
Al nigeriano è consentito la qualunque (ma da chi?, ndr). I suoi compagni di squadra sono stufi stufi di tutto ciò e, giustamente, rivendicano gli stessi privilegi. Chi fa da mediatore? C’è un d.s., Mauro Meluso, che fa il suo lavoro con onestà ma le intromissioni di De Laurentiis, il presidente tuttofare, lo limitano. I risultati sono da retrocessione, ma il 4° posto resta l’obiettivo.
LA GESTIONE DELL’ADDIO DI OSIMHEN
La gestione dell’addio del nigeriano è un caso di scuola di pessima gestione di un gruppo di lavoro, e presenta anche qualche dubbio sulla cultura d’impresa. De Laurentiis rincorre invano il nigeriano un’estate intera e – dopo una serie di scaramucce, gaffes, litigi – lo acciuffa in extremis prima che decada il decreto crescita. Pur di garantirsi il ritorno dei 120 milioni della clausola per la sua cessione, gli riconosce un rinnovo con aumento retroattivo. Osimhen firma il rinnovo posticcio con la clausola in cambio dell’ingaggio annuale di dieci milioni di euro netti. Con la logica conseguenza di aumentare il malcontento nello spogliatoio dove, ad esempio, c’è Kvaratskhelia il cui stipendio non arriva a un milione e mezzo di euro.
IL PARTITO DEGLI SCONTENTI
Kvara non è l’unico scontento. I compagni osservano che il calciatore che guadagna il triplo e il quadruplo (e anche più) di tutti gli altri, vive in maniera poco professionale il suo rapporto con società e compagni. Un leader deve essere il primo a dare l’esempio. Sacrificio, sudore e impegno per il collettivo non il marchio di fabbrica del talentuoso nigeriano, convinto forse di essere diventato una star del calcio mondiale. Sta fuori cinquanta giorni, rientra con ritardo, non gioca col Genoa. Senza dimenticare i litigi dei mesi precedenti.
“Scrivo di calcio da oltre mezzo secolo. Molti che scrivono usano tranquillamente i modi miei ma non se ne accorgono affatto; vedono il calcio con occhi miei ma si guardano bene dall’essermi riconoscenti.” (Cit. Gianni Brera)