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Esposito: Il Napoli aveva un allenatore che nel primo anno aveva fatto benissimo e nel successivo ha vinto lo scudetto

UEFA Nations League
A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Massimiliano Esposito, allenatore ed ex calciatore, tra le altre, di Napoli e Lazio. Di seguito, un estratto dell’intervista.
In questi giorni lei sarà a Napoli. Come mai?
“In questi anni è nata una bellissima amicizia, fraterna, con una persona che ha iniziato, per gioco, a farmi da sponsor alla scuola calcio. Poi, si è appassionato al progetto, si ricordava di quando ero calciatore, ed è nata questa forte amicizia. Ha un’azienda che lavora nel turismo e domani, fino a sabato, ci saranno questi stand alla Mostra d’Oltremare. In minima parte anche io faccio parte di questa società e il minimo che potessi fare era invitare tanti amici a questa mostra. Domani, alle ore 16:00, ci sarà una piccola conferenza stampa dove io, in parte, ed altri responsabili illustreremo il progetto dell’azienda. Si starà un po’ insieme, brinderemo. Al di là di tutto, ho organizzato la cosa anche per il piacere di ritrovare degli amici”
Una settimana di Champions che ha fatto male all’Italia. Lo scorso anno siamo arrivati con tre squadre ai quarti di finale. Cosa sta succedendo al nostro movimento?
“E’ lo stesso discorso della Nazionale che non raggiunge il mondiale. Purtroppo, si lavora male nei settori giovanili. Si trovano sempre meno giocatori di livello, bisogna andare all’estero, anche se il nostro campionato non è più appetibile come un tempo. Un conto è essere primi in Serie A, un conto è affrontare club che lavorano benissimo con il settore giovanile. Abbiamo visto come nel Barcellona ci fosse un diciottenne in grado di mettere in difficoltà sia Rui che Olivera. Questo fa capire che, nonostante il calo degli ultimi anni, i catalani stiano mettendo le basi per ritornare ai livelli di qualche anno fa, proprio lavorando sui giovani. Sono progetti che in Italia non vediamo. SI fa fatica a far giocare qualche giovane calciatore ed è un movimento che stenta a decollare”
Qual è la soluzione a questi giovani che rappresentano, oggi, soltanto degli assegni circolari?
“Negli ultimi anni abbiamo scopiazzato, come movimento, la Spagna degli anni del tiki taka. Dopo, abbiamo scopiazzato la Germania vincitrice del Mondiale. Dico io: perché non scopiazzare nella giusta maniera, e rimanerci? Andiamo a vedere cosa fanno, come programmano gli altri Paesi. Sappiamo tutti le linee guida di un club come il Barcellona, perché non seguirle? Va cambiata anche la mentalità dei tifosi. Scommettendo sui giovani va messa in preventivo qualche sconfitta in più. Nel futuro, però, oltre che successi, i giovani possono garantire anche un ritorno economico. Va ‘rieducato’, passatemi il termine, tutto il movimento calcistico. Anni fa, si ponevano degli obiettivi sul contratto, su cui venivano fissati anche dei termini temporali, prima dei quali i tecnici non venivano mai esonerati. Per costruire una casa non ci vuole un giorno, ma serve del tempo per porre delle fondamenta solide. Così deve avvenire nei nostri club, per i quali servono delle basi su cui ricostruire”
La panchina della Lazio andrà a Martusciello, dopo le dimissioni di Sarri. Cosa ne pensa?
“Tutto questo succede molto più spesso in Italia. Negli altri campionati non leggo mai di allenatori che si dimettono o che vengono mandati via. È paradossale, non c’è programmazione, le cose si fanno tanto per farle. Una volta si creava la squadra, si prendeva l’allenatore e si aspettava che fosse completata la stagione per poter intervenire l’anno successivo. Adesso, ogni anno partono cinque o sei giocatori e ne arrivano quattro o cinque. Non c’è possibilità di affidarsi ad un gruppo omogeneo e consolidato, che possa consentire di raggiungere gli obiettivi”
La Lazio è al suo secondo allenatore in stagione, mentre gli azzurri hanno scelto Calzona come terzo tecnico in un solo anno. Come hanno fatto Napoli e Lazio a dilapidare il vantaggio sulle inseguitrici della passata stagione?
“Si parla sempre di programmazione. Il Napoli aveva un allenatore che nel primo anno aveva fatto benissimo e nel successivo ha vinto lo scudetto. Sarri aveva fatto bene nei primi anni, poi si è rotto qualcosa. Il club azzurro non ha avuto programmazione. Eppure, i partenopei avevano un vantaggio enorme, potendo iniziare a programmare quando, ormai, si era già consapevoli del successo a fine stagione. Non ci si è mossi preventivamente sull’addio di Spalletti e ci si è ritrovati senza allenatore. Si è dovuto prendere un allenatore che non si è rivelato essere quello giusto per gli azzurri, anche se il dopo Spalletti non sarebbe stato facile per nessuno. Si è scelto l’esonero e l’arrivo di un amico che, però, non andava bene per la rosa che era stata costruita. Oggi, c’è Calzona, ex vice di Sarri e Spalletti. I secondi allenatori, spesso, fanno più dei primi, i quali sono portati maggiormente a gestire. Calzona ha riportato principi di gioco con cui la squadra ha confidenza, nonché l’armonia. Quest’anno, però, nel Napoli non manca un giocatore, quello che definisco il dodicesimo uomo: la fame di vittoria. Il Napoli paga anche questo”