Ayrton Senna – 30 anni fa ci lasciava il mistico della F1
Un ricordo di Ayrton Senna a 30 anni dalla sua tragica scomparsa
Esattamente 30 anni fa ci lasciava Ayrton Senna, uno dei più grandi piloti della storia della Formula 1. Non solo per le sue imprese in pista, ma anche per la sua personalità resterà per sempre tra gli immortali dello sport.
Era il 1 maggio del 1994 quando il pilota brasiliano finisce per sempre la sua corsa andando dritto per la tangente della curva del Tamburello, circuito di Imola. Quel fine settima di Formula 1 sarà ricordato come week-end maledetto, non solo per la tragica fine di Ayrton. Venerdì 29 aprile Barrichello sopravvive per puro miracolo ad un terribile incidente, mentre sabato 30 Ratzenberger non è altrettanto fortunato.
Proprio in seguito a questi due episodi drammatici Senna era intenzionato a non correre durante la gara della domenica successiva. Ci sono immagini diventate indimenticabili che immortalano il fuoriclasse brasiliano devastato dal dolore per la scomparsa del giovane collega. Ancora più iconiche le inquadrature sul volto di Ayrton poco prima dell’inizio della corsa. Seduto nella sua Williams FW16-Renault volge più volte lo sguardo al cielo, come se conoscesse il destino che lo attendeva di lì a poco.
Non è un mistero che Ayrton Senna fosse animato da una grande fede e in quelle immagini sembra quasi volersi consegnare a Dio. Da straordinario pilota quale era non avrebbe mai alzato il piede dall’acceleratore. Uno che ha passato una vita a correre, ben consapevole dei rischi, che soprattutto all’epoca un pilota doveva accettare.
A tradirlo però fu proprio lo strumento più importante per un pilota, lo sterzo. A schiacciare l’acceleratore sono bravi tutti, ma la sensibilità e il controllo della macchina passa attraverso la capacità di controllarne i movimenti, soprattutto quando stai andando oltre i 300 km/h.
Il destino volle che proprio la notte precedente al Gran Premio, per rendere più ergonomico l’abitacolo della sua monoposto, vennero effettuate delle modifiche allo sterzo. A 310 km/h, durante il settimo giro di gara, un cedimento strutturale di un elemento piccolissimo dello sterzo gli fa perdere ogni possibilità di controllo. L’impatto col muro è devastante e il puntone della sospensione destra anteriore trafigge la visiera del casco non lasciandogli scampo.
Lo sconcerto di tutto il mondo dello sport e non solo fu enorme. Il Brasile si fermò e non ha mai smesso di piangerlo. Il suo sacrificio, insieme a quello del povero Ratzenberger non furono inutili. La Formula 1 cominciò a ragionare seriamente sulla sicurezza dei piloti e furono molti i circuiti ad essere modificati.
Mi piace ricordarlo con le parole di una splendida canzone che gli dedicò Lucio Dalla, molto apprezzata anche dalla sorella del campione:
“…e ho deciso una notte di maggio, in una terra di sognatori, ho deciso che toccava forse a me. E ho capito che Dio mi aveva dato il potere di far tornare indietro il mondo rimbalzando nella curva insieme a me. Mi ha detto “Chiudi gli occhi e riposa”, ed io ho chiuso gli occhi…”