WeakRisk: Approccio innovativo per ridurre gli infortuni nel calcio
Nel mondo del calcio, il tema degli infortuni è sempre più al centro del dibattito, sollevando domande cruciali sulla salute degli atleti e la sostenibilità di un calendario agonistico sempre più serrato. Gli esperti del settore, dai medici sportivi ai preparatori atletici, sono concordi nel sottolineare la necessità di un cambiamento radicale nell’approccio alla prevenzione degli infortuni.
Il progetto WeakRisk si pone esattamente questo obiettivo: proporre una metodologia completa che non solo riduca i rischi di infortunio, ma che consideri il benessere del giocatore a 360 gradi, non limitandosi alle ore di allenamento o di partita, ma estendendosi anche alle ore di riposo e recupero.
Abbiamo avuto il piacere di discutere di questi temi con Tiziano Testa, da tempo nel mondo del calcio professionistico e A D di WeakRisk, per approfondire la sua visione su questa emergenza e sulle possibili soluzioni. Ecco alcune domande che gli abbiamo posto su questo tema cruciale per il futuro del calcio professionistico.
Essendo da anni a contatto con le realtà professionistiche ci puoi spiegare dalla tua opinione su questo; c’è un allarme nel mondo calcio, di medici sportivi a Figc, Fifa e Uefa sui troppi infortuni. Perché secondo loro, ci sono troppe partite è dunque questa è la vera causa dell’aumento degli infortuni.?
Sicuramente, l’emergenza infortuni nel mondo del calcio è uno dei temi centrali, dibattuto da tempo dagli esperti. Secondo tanti di loro, l’aumento del numero delle partite, può rappresentare innegabilmente un rischio molto serio per la salute del calciatore. Per prima cosa ricordiamo, che il calcio come tutti gli sport di contatto, può generare infortuni in modo diverso o traumatico per situazioni dirette e molteplici. Certamente tanti o troppi i legamenti crociati saltati anche questo inizio di stagione. Dico sinceramente che sicuramente si possono attuare azioni, per monitorare meglio i giocatori o fare azioni di prevenzione, ed è palese che in alcune casistiche alcuni infortuni si possano ridurre, ma per ovvie ragioni è impossibile eliminarli in toto.
Insisto, perdonami, la soluzione o una indicazione potrebbe essere quella di ridurre il calendario ed aumentare i tempi di recupero tra i vari appuntamenti? Sai Tiziano, sono diversi a pensare che il business non possa dettare il ritmo del gioco, a discapito della salute degli atleti. E quali sono gli infortuni più frequenti?
Allora partiamo dalla seconda parte della domanda: sicuramente gli infortuni sono tanti e i
più frequenti nel calcio sono i traumi muscolari; a seguire troviamo i traumi contusivi, le
distorsioni del ginocchio e della caviglia ed infine le fratture. Ovviamente i traumi muscolarisono gli infortuni più frequenti ed a seconda del meccanismo di insorgenza vengono
suddivisi in:
- lesione da trauma diretto in cui il danno a carico del tessuto muscolare è creato da una forza agente esterna (contusione)
- lesione da trauma indiretto in cui l’azione lesiva è data da forze agenti interne (forze di trazione, compressione e taglio), e che a seconda della gravità del danno sono classificate in: contrattura, stiramento e lesione muscolare.
Detto questo , per quanto riguarda la prima parte della domanda , non mi permetto di sovrappormi a staff tecnici, che ci riferiscono da tempo, che alcuni dei principali fattori di rischio delle lesioni muscolari possano essere diversi: squilibrio posturale, squilibrio muscolare, preparazione atletica non adeguata, sovraccarico muscolare, stress psico-
fisico, presenza di cicatrici ed aderenze in precedenti lesioni muscolari, non curate correttamente, traumi contusivi non trattati, condizioni d’allenamento non idonee (campo di gioco, temperatura ambientale eccessivamente fredda), deficit propriocettivo di anca, ginocchio e/o caviglia. Io invece vorrei partire con alcuni concetti che esprimono in toto ed
in modo semplice il mio pensiero e la filosofia della mia azienda.
- La premessa è quella che i dati dei calciatori, sono un patrimonio importantissimo ed esclusivamente di proprietà della società e come tali devo essere gelosamente custoditi.
- Poi che per avviare ipotesi, o azioni, per ricercare una formula per una reale diminuzione degli infortuni, ci si debba orientare ad una visione a 360 gradi. Nello specifico bisogna valutare più fattori, imparando a vedere il giocatore nella sua totalità e non solo nelle 2 ore dell’allenamento o della partita, ma sulle 24 ore della giornata, ovvero sulle 22 ore passate fuori dal campo.
I professionisti degli staff tecnici utilizzano tante metodologie a loro disposizione, ma spesso queste non sono collegate tra loro, condivise con altre aree e sovrapposte ad altri dati raccolti.
Mancano collegamenti tra questi e nello specifico sinergie tra i componenti degli staff. Manca molto più banalmente un recipiente comune, ovvero un gestionale a tutto tondo che anche con un supporto delle APP in dotazione ai giocatori, analizzi, compia report, proiezioni, somme, medie o confronti con simulazione grafiche semplici ed intuitive. Invece
i valori estrapolati troppo spesso, si riducono al dato del campo o della singola sessione di allenamento o della partita, tramite solo l’utilizzo dei dati dei GPS.L’obiettivo deve essere certamente la performance del giocatore ma prima ancora è importante la sua integrità fisica, perché è il calciatore l’asset primario della società stessa. Non bastano i dati dei GPS ma una visione più ampia, che consenta di intervenire in tempi rapidi e con anticipo, quando si verificano i primi campanelli d’allarme, mettendo in
sicurezza il giocatore.
Nello specifico scusa se ti interrompo, cerca di farmi capire, allora l’indicazione qual è?
Cosa intendi di preciso Tiziano?
Mi spiego in modo più dettagliato, i dati di carico esterno mediante GPS e quelli di carico interno relativi allo sforzo percepito o i dati alle frequenze cardiache, sono dati importanti che riguardano la prevenzione degli infortuni. Questi devono essere integrati con l’aspetto legato al discorso del lavoro di campo, assieme a quello che viene programmato a scopo preventivo nel pre e nel post allenamento.
Ma il concetto che voglio esprimere è quello di non dimenticare una cosa importantissima, ovvero le altre 22 ore della vita dell’atleta. Quindi serve un monitoraggio costante attraverso: variabilità cardiaca, recupero, sonno, idratazione e nello stesso tempo di valutazioni sugli aspetti legati alla nutrizione, all’alimentazione , alla condizione psicologica , ai trasferimenti, che vanno registrati per ogni atleta.
Perché quindi un gestionale Tiziano?
Perché è l’unico modo per cercare in modo scientifico ma semplice ed immediato di controllare a 360 gradi le 22 ore della vita dell’atleta, oltre naturalmente alle due ore che passa sul campo. In questo modo o meglio con uno strumento simile si riesce a convogliare senza errori dovuti alla manualità, tutti questi dati in un unico recipiente per
una analisi accurata e più minuziosa .Prevenire un infortunio ed un controllo degli infortuni è legato non solo ai numeri di campo ma anche a tutti i fenomeni che sono all’esterno del campo, quindi riferiti alle 22 ore della vita dell’atleta.
Un altro aspetto da tenere in considerazione in tutto ciò, è fare base specifica sull’Evidence Based training, l’evidenza scientifica applicata, perché ricordiamoci che l’incidenza degli infortuni secondo i dati della FIFA e della UEFA è 23,8 infortuni ogni 1000 ore di partita e 6,6 infortuni ogni 1000 ore di allenamento.
Questi sono i diktat e le indicazioni che ci fanno capire dove stia andando l’incidenza degli infortuni e la misurazione specifica. Non possiamo dire tanti o troppi infortuni, guardiamo sempre qual è l’incidenza degli infortuni secondo le indicazioni FIFA e UEFA.
Spero di essere stato chiaro, posso aggiungere che nel calcio non servono solo le idee,
servono programmazione, metodologia, analisi, tanto lavoro e sacrificio ma soprattutto tanto coraggio per imporre da parte delle società, regole e linee guida perché con questi accorgimenti sarebbero le prime a trarne un beneficio. Naturalmente coadiuvati da un supporto tecnologico di primordine.