Kvicha Kvaratskhelia: La solitudine di un uomo
Kvicha Kvaratskhelia: La solitudine di un uomo
La solitudine, a volte, può colpire nei momenti meno attesi, anche quando si è nel cuore della tempesta perfetta del successo. Kvicha Kvaratskhelia, il giovane georgiano che ha conquistato Napoli e l’Europa con il suo talento cristallino, si trova oggi a un bivio inaspettato. Il Napoli, senza di lui, ha battuto il Verona per 2 a 0, confermandosi in testa alla classifica di Serie A. Tuttavia, qualcosa stride in questo quadro apparentemente perfetto: l’assenza di Kvicha non è casuale.
Per un calciatore di soli 23 anni, protagonista di numeri impressionanti – 196 dribbling riusciti, 496 tocchi in area avversaria, 195 occasioni da rete create, 263 tiri totali e 94 tiri in porta in appena due anni e mezzo – essere messo ai margini del progetto di una squadra che lui stesso ha contribuito a portare alla gloria appare quasi surreale. Eppure, è così.
Kvicha non è stato convocato contro il Verona e difficilmente lo sarà per il prossimo incontro cruciale tra Atalanta e Napoli. Sarebbe la prima volta che una squadra, prima in classifica a gennaio, decide di fare a meno del suo giocatore simbolo. Lo stesso giocatore che due anni fa ha inciso il suo nome a lettere d’oro nella storia del calcio partenopeo, aiutando a conquistare il terzo scudetto atteso per oltre trent’anni.
Ma cosa si cela dietro a questa assenza? E’ la volontà di Kvicha a prevalere o c’è qualcosa di più profondo, di più umano?
Il peso del cambiamento
I numeri di Opta raccontano di un campione, ma non narrano delle pressioni, delle aspettative e delle decisioni che stritolano l’anima di un uomo. Kvicha, probabilmente, sa che il suo futuro è lontano da Napoli. C’è il Paris Saint-Germain, una squadra anch’essa al vertice, in un’altra realtà, in un’altra lingua, con un altro mondo da conquistare. Ma lasciare Napoli non è solo un passaggio professionale: è un salto nel vuoto.
Napoli, con la passione travolgente e il culto viscerale del calcio, è una città che non dimentica e non perdona. Kvicha ha incarnato per anni il sogno di una rinascita, un simbolo non solo di vittorie, ma di speranza. Ed è proprio questo che rende la sua partenza così dolorosa: per lui, per i tifosi, per una città intera.
Ma anche i campioni sono uomini. Dietro quei 496 tocchi in area avversaria ci sono le mani che tremano quando si firma un contratto che ti strappa da una famiglia acquisita. Dietro i 263 tiri totali ci sono occhi che, forse, si sono appannati di lacrime pensando a ciò che si lascia indietro.
La solitudine del campione
Essere un campione significa anche vivere una solitudine unica. Mentre i compagni festeggiano il 2-0 contro il Verona, Kvicha guarda avanti, forse già pensando alle luci scintillanti del Parc des Princes. Ma il successo è una lama a doppio taglio: ti porta in alto, ma ti isola. Per Kvicha, questa transizione non è solo una sfida sportiva, ma una prova di resilienza emotiva.
Nessuno può sapere esattamente cosa passa per la mente di un ragazzo di 23 anni che ha vissuto tanto, troppo, in così poco tempo. Le voci di mercato, le aspettative, i successi, i rimpianti: tutto si mescola in un vortice che lo rende vulnerabile, umano.
Il futuro e il presente
Nel presente, il Napoli è primo in Serie A. Il Paris Saint-Germain domina la Ligue 1. Eppure, in questo momento di trionfo, Kvicha Kvaratskhelia sembra un uomo sospeso tra due mondi, entrambi perfetti e imperfetti a modo loro.
Lasciare Napoli significherà chiudere un capitolo straordinario, fatto di magie sul campo e di un amore viscerale con i tifosi. Ma ogni fine è anche un nuovo inizio. Forse Kvicha tornerà a incantare, stavolta con la maglia del PSG, a creare occasioni da rete, a dribblare con quella grazia unica che sembra danzare sul pallone.
Ma nel frattempo, c’è un vuoto. Un vuoto che Kvicha, con il suo talento e la sua forza d’animo, sarà chiamato a riempire. Perché, alla fine, anche la solitudine può diventare il seme di una nuova fioritura.
E mentre Napoli guarda avanti, sognando un altro scudetto, Kvicha lascia un’eredità che va oltre i numeri e le vittorie: il ricordo di un campione che ha saputo essere, prima di tutto un uomo, un uomo che ha deciso di vivere la sua avventura.
Giornalista pubblicista. Speaker presso radio Radio Sud 95, Radio Marte negli anni 70-80. Redattore capo presso casanapoli.net; Redattore presso napolinew360 ed estenews.