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Salernitana-Napoli è un derby-non derby che può rilanciare Garcia

All’ “Arechi” gli azzurri sono chiamati ad una prova vincente e convincente

 

Salernitana-Napoli. Dopo l’Halloween in anticipo del primo tempo con il Milan e dopo aver celebrato il compleanno di D10S, è già tempo di pensare alla (difficile) gara di sabato prossimo all’”Arechi” di Salerno. Personalmente, le partite con la compagine granata, mi hanno sempre risvegliato un certo malessere in odor di Biochetasi. E non di certo per una rivalità che non esiste (almeno in terra partenopea), quanto, piuttosto, per i ricordi (fortunatamente lontanissimi) delle sfide dei primi Anni Duemila, quelle in cui il reparto d’attacco del Napoli era formato da nomi non proprio altisonanti, quali Pasino e Zanini (solo per citare i primi che mi vengono in mente).

Chi ha iniziato a seguire gli azzurri da Lavezzi in poi, non riuscirà a capire fino in fondo tutta la frustrazione accumulata in quelle domeniche in cui ci si esaltava per un calcio d’angolo raggiunto al trentesimo del primo tempo. O per una finta ubriacante di Stellone. Ma il passato è passato ed allora tanto vale concentrarsi su di un presente che già chiede spiegazioni al tecnico dei partenopei, Rudi Garcia. È inutile girarci intorno: da Salerno passa una buona fetta di futuro per il mister francese.

Un passo falso contro il club del presidente Iervolino, infatti, significherebbe rinunciare (quasi) definitivamente alle velleità d’alta classifica, oltre che la chiusura – negativa – di un cerchio che, sin qui, ha prodotto più bassi che alti per l’ex allenatore della Roma. Del resto, storicamente, la Salernitana ha sempre dimostrato una certa garra nei match disputati contro gli azzurri. Il “derby-non derby” (un po’ fuoriluogo usare questo termine, visto che la Salernitana non è una compagine del Vomero o della Pignasecca) con i ragazzi di Inzaghi sarà una sorta di crocevia ben più probante delle trasferte vittoriose di Verona e Berlino.

Attualmente, i campioni d’Italia sono quinti. Un posizionamento, quest’ultimo, non proprio auspicabile quando, appena cinque mesi fa, al “Diego Armando Maradona” veniva sollevata la coppa per il tricolore. Ormai il campionato è entrato nel vivo e le solite attenuanti non bastano più. Il Napoli deve cominciare a fare Il Napoli se vuole salvare una stagione che, puntando sugli uomini giusti, può essere ancora raddrizzata. Politano, per esempio, rappresenta una di quelle pedine a cui è difficile rinunciare, considerato l’ottimo stato di forma del calciatore romano. Zanoli, eventualmente, dovrebbe essere utilizzato più per far rifiatare il capitano Di Lorenzo – apparso piuttosto stanco durante le ultime gare – che per difendersi dai fantasmi del passato. (E mi si passi la citazione battistiana). Lo stato di grazia in cui versa Kvara, invece, andrebbe solo preservato, come un patrimonio dell’UNESCO o come l’album “Bella ‘mbriana” di Pino Daniele.

Salernitana-Napoli, dunque, già si preannuncia come uno step per nulla banale. Vincere, e c o n v i n c e r e, a Salerno, significherebbe rialzare la testa in maniera decisa. Sfrontata. Come Totò nella famosa scena dello schiaffo in “Un Turco Napoletano”. Non solo. Per gli amanti di un Calcio più romantico, come il sottoscritto, significherebbe donare un po’ di (postumo) sollievo agli anni in cui il Napoli giocava con una maglia simil Argentina e giocare all’”Arechi” era diventato (quasi) un appuntamento fisso, una specie di lettura (annuale) del contatore.