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Caio, Edmundo, Lindstrom e i Pooh: quattro sfumature di Lazio-Napoli

Lazio Napoli

All’Olimpico andrà in scena la sfida fra le due blasonatemanontroppo del Calcio Italiano

Campionato. Lazio-Napoli ha sempre rappresentato una sorta di sfida sgangherata fra due squadre nobili del Calcio Italiano. Non così blasonate, però, come il triumvirato dei club strisciati. Proprio per questo motivo molti dei match disputati tra le due compagini – che una volta si sarebbero dette del “centro-sud”, almeno nel caso della Lazio (Napoli, invece, è da sempre il meridione di qualcosa o di qualcuno, non solo geograficamente) – rimbombano ancora nelle menti di chi li ha vissuti. Magari, da ragazzini. Come il sottoscritto.

Io lo ricordo quell’autunno del 1996. Era il Napoli di quel gran signore di Gigi Simoni – pace all’anima sua – e di un centrocampo (mica male?!) composto da Cruz, Pecchia, Boghossian e dallo “scooter” Turrini. All’allora Stadio San Paolo – per un “under dieci” – era più facile varcare le soglie dell’impianto di Fuorigrotta; bastava non superare i parametri “di altezza” dei “paletti” posti nelle vicinanze di quelli che oggi sono i tornelli. Oppure giocarsela con un pò d’astuzia. Provando ad accartocciarsi con le spalle per non superare i limiti imposti dal paletto di cui sopra. Altri tempi, senza dubbio.

Autunno 1996, dicevamo. Un Napoli rimaneggiato ed in nove riuscì a strappare un clamoroso pareggio all’Olimpico con un goal di – udite, udite – Caio (una delle tante meteore che venivano acquistate dalle “grandi” e poi spedite a mo’ di elemosina all’ombra del Vesuvio). In città, ricordo benissimo, ci fu l’apoteosi. Anche perché quel Napoli così decadente – ma dannatamente combattivo – da lì a poco si sarebbe avviato a disputare la famigerata finale di Coppa Italia (poi persa) contro il Vicenza di Guidolin. Quella, però, è un’altra storia.

E cosa dire dell’incredibile Lazio-Napoli disputatasi nel 2001 sotto gli occhi di un Edmundo (appena acquistato dalla surreale combo Ferlaino-Corbelli) quasi incredulo? Direi che l’autorete del laziale Pippo Pancaro, che avrebbe sancito – de facto – la vittoria (insperata) degli azzurri, sia stata una delle reti più belle mai realizzate nella porta sbagliata. Capita. E potremmo continuare con il momento “amarcord” fino al 2036 se non fosse che la stretta, strettissima attualità, ce le canti come cicale estive.

Più che altro, va sottolineato con la penna rossa, un paio di volte, che pure il Napoli di domenica prossima, allo Stadio Olimpico, si presenterà in maniera piuttosto rimaneggiata. Sono così tante le assenze fra i suoi uomini che Mazzarri starebbe pensando di schierare in campo il fido Frustalupi. Scherzi a parte, il tecnico toscano dovrà fare di necessità virtù. Probabilmente, la sfida con i biancocelesti rappresenterà l’occasione per vedere in campo uno fra i due attesissimi nuovi acquisti Ngonge… e Lindstrom.

Certo, il danese non è propriamente un tassello aggiunto allo scacchiere azzurro in questo movimentato Mercato di Gennaio, ma la garra con cui ha affrontato i minuti concessigli da Mazzarri durante la finale di Supercoppa, ci ha ingolosito abbastanza. È entrato con l’atteggiamento giusto, l’ex mattatore dell’Eintracht. In molti, forse, non se ne sono ancora accorti, ma c’è vita sul pianeta Lindstrom. E ce ne sarebbe ancora di più se fosse schierato nel suo ruolo originario. Soprattutto adesso che il Napoli e Zielinski sono entrati nella loro “fase Pooh”. No, non l’iconico personaggio del Bosco dei Cento Acri. La Band. Quella che cantava – come il vecchio Piotr in questo mese di gennaio, del resto – “Mi dispiace, devo andare: il mio posto è là.”