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Vent’anni di presidenza De Laurentiis: ovvero, il Napoli in direzione ostinata e contraria

Il miracolo di De Laurentiis

Napoli. Dei vent’anni di presidenza di Aurelio De Laurentiis è stato già scritto tutto e il contrario di tutto. Il sottoscritto, del resto, appena pochi mesi or sono, quando il patron azzurro veniva sottoposto (quasi) a quotidiana gogna mediatica, ne aveva parlato – su queste paginecome di un genio incompreso. Anche se al netto di alcuni errori di comunicazione (e non solo) pressoché fisiologici e inevitabili.

Ecco. Quel giudizio non è cambiato. A mutare, invece, – in maniera quasi definitiva – negli ultimi due decenni, è stata la città. Già, perché il Rinascimento di Partenope, se vogliamo, è partito proprio da quel settembre del 2004. Poco da dire. Napoli ed il Napoli, prima dell’avvento di De Laurentiis, vivacchiavano all’ombra dei bei tempi andati e di una luce che si era fatta sempre più fioca. Tutto il resto è Storia. Anche recente. Recentissima.

Il tricolore di due anni fa rappresenta il fiore all’occhiello di una gestione oculata, visionarianell’accezione migliore del termine -, dannatamente avanti rispetto ai canoni calcistici-societari del belpaese e, per dirla alla De André, in direzione ostinata e contraria. Quella stessa direzione che ha permesso al club partenopeo di adottare il pugno di ferro con Victor Osimhen. Nessuno lo dice, ma la cessione in prestito al Galatasaray dell’attaccante nigeriano è stato un piccolo scudetto manageriale. Altro che situazione confusa.

Il Napoli di De Laurentiis ha dimostrato di navigare a vele spiegate anche e soprattutto nei momenti in cui la pressione è maggiore. In pratica, il presidente azzurro, ha fatto sua una vecchia massima di Billie Jean King: “Pressure is a privilege”. Ad Antonio Conte, per esempio, è stata affidata una squadra all’altezza della situazione. Non una corazzata, certo, ma una rosa più che competitiva per provare a dare l’assalto ai quartieri altissimi dell’attuale Serie A. Lukaku, Buongiorno, Gilmour, McTominay. Mica pizza e mandolino.

E allora, quando si analizzano le stagioni – soprattutto quelle negativebisognerebbe provare a gettare l’equilibrio oltre l’ostacolo. Sì. Perché col cuore si rischia di eccedere nell’impulsività. Nell’umoralità di un momento. La verità è che l’aura del Napoli non è mai stata così brillante come negli ultimi vent’anni. Ogni tanto, quando si fanno i processi alle intenzioni e al deus ex machina della società partenopea, bisognerebbe ricordarsi dei decenni buttati a elemosinare calciatori mediocri concessi in prestito da squadre amiche o pseudo-tali e di quelle estati in cui si festeggiava l’iscrizione al campionato. Insomma, del Napoli prima di DeLa.

In definitiva, l’augurio più grande che si possa fare al quasi centenario club partenopeo, è quello di vivere altri vent’anni a questi livelli. Volesse il cielo.