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Sarri: “Amo i napoletani, ma la professione può portare ad altri percorsi”

Maurizio Sarri parla in esclusiva a Vanity Fair: “I napoletani conoscono l’amore che provo per loro. La professione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto”

Dopo la straordinaria vittoria dell’Europa League con il Chelsea, Maurizio Sarri si è concesso una ricca intervista in esclusiva a Vanity Fair. Diversi e vari i temi trattati.

Il desiderio di tornare in Italia

Pare ormai certo che il tecnico toscano stia per lasciare il club londinese per fare ritorno in patria: “Il richiamo di casa è forte. Senti che manca qualcosa. È stato un anno pesante. Comincio a sentire il peso degli amici lontani, dei genitori anziani che vedo di rado. Ma alla mia età faccio solo scelte professionali. Non potrò allenare 20 anni. È l’anagrafe a dirlo. È roba faticosa, la panchina. Quando torno a casa in Toscana mi sento un estraneo. Negli ultimi anni ci avrò dormito trenta notti“.

La Juventus e il rapporto con i tifosi napoletani

Sono sempre più frequenti le voci di un possibile approdo di Sarri sulla panchina della Juventus. Dopo i tre anni trascorsi a Napoli molti tifosi azzurri percepiscono tale scelta come un tradimento. Questa la sua risposta: “I napoletani conoscono l’amore che provo per loro, ho scelto l’estero l’anno scorso per non andare in una squadra italiana. La professione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto. Fedeltà è dare il 110% nel momento in cui ci sei. Che vuol dire essere fedele? E se un giorno la società ti manda via? Che fai: resti fedele a una moglie da cui hai divorziato?“.

Il Sarrismo come concezione del calcio e come atteggiamento di sfida all’establishment

E’ un modo di giocare a calcio e basta. Nasce dagli schiaffi presi. L’evoluzione è figlia delle sconfitte. Non solo nel calcio. Io dopo una vittoria non so gioire. Chi vince, resta fermo nelle sue convinzioni. Una sconfitta mi segna dentro più a lungo, mi rende critico, mi sposta un passo avanti. Mio nipote mi fa leggere la pagina facebook Sarrismo e Rivoluzione. Si divertono, io sono anti-social, non ho nemmeno whatsapp“.

La posizione politica tendente a sinistra

Nel calcio ci si schiera poco. Per non trovarsi qualcuno contro. La mia estrazione è nota. Papà era gruista all’Italsider di Bagnoli. Mio nonno era partigiano, salvò due aviatori americani abbattuti dai nazisti, li tenne in casa per due mesi. È normale che avessi certe idee, oggi la politica non mi interessa più. Vedo storie di una tristezza estrema. Da lontano l’Italia è un posto che spreca occasioni“.

Cristiano Ronaldo

I fuoriclasse? Esistono squadre medie di grandi giocatori o grandi squadre di giocatori medi. Io lavoro su questo. Il fuoriclasse è quello a disposizione della squadra, altrimenti è solo un bravo giocatore. Siamo pieni di palleggiatori fenomenali. Pure ai semafori. Il divertimento è contagioso se collettivo. Se ti diverti da solo, in 5 minuti arriva la noia”.

Gli allenatori in tuta

Se la società mi imponesse di andar vestito in altro modo, dovrei accettare. A me fanno tenerezza i giovani colleghi del campionato Primavera che portano la cravatta su campi improponibili. Mi fanno tristezza, sinceramente“.

 

 

 

 

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