L’altra campana: intervista ESCLUSIVA a Marco Mancinelli
Intervista ESCLUSIVA a Marco Mancinelli per la rubrica “l’altra campana”
Dopo Nicola Mora (al LINK l’intervista completa) la redazione di CasaNapoli.net ha intervistato in ESCLUSIVA, per la rubrica l’altra campana, Marco Mancinelli. L’attuale vice allenatore della Recanatese ha giocato tanti anni nell’Hellas Verona.
Quasi tutta la tua carriera da calciatore è stata legata all’Hellas. Cosa ha significato per te vestire questa maglia?
“E’ stato per me motivo di grande orgoglio. Posso dire che il Verona sia stato l’apice della mia carriera, soprattutto nell’anno della B quando abbiamo sfiorato i play off per pochissimi punti. Avevamo calciatori forti, di cui qualcuno giocò i mondiali, tanti hanno militato in Serie A e qualcuno ha vestito anche la maglia del Napoli. Mi viene in mente per esempio Dossena. Era una squadra importante nella quale sono riuscito a ritagliarmi il mio spazio. Sono orgoglioso di questo. E’ chiaro che la mia carriera è stata segnata purtroppo da un paio di infortuni gravissimi, che all’età di 29 anni mi hanno costretto a smettere di giocare Sono uno dei pochi ad aver festeggiato le 100 presenze con l’Hellas e porto con me ricordi indelebili. Si può dire che l’Hellas Verona è la mia squadra del cuore, calcisticamente parlando“.
Com’è stato smettere di giocare così presto?
“Ho smesso per un grave problema di cartilagine al ginocchio. Ero stato anche operato a Villa Stuart dal Dottor Mariani ma non c’è stato modo di riprendere. Ho deciso quindi di smettere. Nonostante ciò sono orgoglioso dei miei 11 anni di professionismo. C’è il rammarico perché magari avrei potuto giocare per altri 10 anni, ma nei miei anni di carriera sono riuscito a togliermi delle soddisfazioni. La prendo così, con filosofia”.
“Ci ho messo un po’ a digerire la cosa. Ricordo che il primo anno avevo staccato completamente con il calcio, ero anche andato a vivere all’estero per un po’. Non ce l’avevo con nessuno, ma ero rammaricato per tutto quello che era successo. Poi ti rendi conto che per tutta la tua vita, fin da bambino, hai pensato solo al calcio e che vuoi fare calcio. Quindi ho ripreso, ho conseguito il patentino da allenatore e ho iniziato un nuovo percorso. Ho 37 anni e sono giovane, ma mi sono già avviato lungo questo percorso”.
Cosa ti ha spinto a ritornare nel mondo del calcio?
“Un ruolo importante lo hanno giocato gli amici. Dopo un lungo stop mi hanno chiamato per fare una partitella di calcetto. Come calciatore sono sempre stato un tattico, uno di quelli che con Ficcadenti giocava dove c’era bisogno. Ho giocato da terzino, da esterno alto ed anche a centrocampo perché tatticamente ero in grado di adeguarmi e capire le situazioni. Questa cosa mi ha aiutato molto quando ho iniziato ad allenare“.
“E’ il momento in cui tutti quelli della mia età stanno smettendo di giocare o si affacciano al mondo dell’allenatore. Su questo sono avvantaggiato, avendo già fatto qualche anno di gavetta in promozione. A volte da allenatore mi sono ritrovato contro miei ex compagni. E’ bello vedere come i tuoi compagni di squadra, soprattutto quelli con cui ho giocato a Verona, si stiano mettendo in gioco in altri ruoli. E’ stato bello tornare anche perché poi nel calcio ci si rincontra sempre”.
La Recanatese è in testa alla classifica del girone F di Serie D. A cosa può ambire? Che valore ha allenare la squadra della propria città?
“Oggi alla Recanatese sono il vice di Federico Giampaolo, fratello di Marco. Siamo primi in classifica e c’è una società alle spalle importante ed ambiziosa. Stiamo rispettando quello che ci siamo prefissati. Il mister è un grande allenatore sotto più punti di vista, di grande prospettiva. Oltre ad essere il suo secondo alleno l’Under 19 nel campionato nazionale e siamo partiti discretamente anche lì. Quest’anno ho tanto entusiasmo e voglia. Sono molto contento e fortunato perché sono nella squadra della mia città” (CLICCA QUI PER IL SITO DELLA RECANATESE).
Nella stagione 2007-2008 Sarri ha presidiato la panchina del Verona per due mesi prima dell’esonero. Che allenatore era a quei tempi?
“Quella è stata una stagione maledetta dall’inizio. Ci siamo ripresi negli ultimi giorni e ci siamo salvati. Era una stagione programmata per stravincere il campionato di C1. L’Hellas era appena retrocessa dalla B ed aveva tenuto tanti giocatori che in C non avevano mai giocato. All’inizio con Franco Colomba ci definivano la Juve della C. Purtroppo fu una situazione drammatica. Non vincevamo nemmeno una partita e fu davvero dura, tanto che si sono alternati vari allenatori in quell’anno. Dopo Colomba arrivò Sarri. Si percepiva che avesse l’X Factor: aveva idee e viveva di calcio e per il calcio 24 ore su 24. Credo che nemmeno dormisse e già all’epoca fumava tantissimo. E’ capitato in un momento in cui la squadra era psicologicamente morta e faceva fatica a stargli dietro. Se fosse rimasto ed avessimo fatto 6 o 7 mesi con lui avremmo appreso tantissime cose. I risultati non arrivarono e fu esonerato. La dimostrazione che la squadra fosse in difficoltà è che ci siamo salvati con l’allenatore della Primavera, che veniva al campo e ci faceva fare riscaldamento e partita. Sarri è stato sicuramente un lusso averlo avuto, perché è palese a tutti ora che è un genio del calcio. Ha fatto tanta gavetta e si è guadagnato tutto quello che è riuscito a fare. Tanto di cappello“.
Marco Mancinelli
Il Verona è la meglio posizionata in classifica tra le neopromosse. Come giudichi l’inizio di stagione?
“E’ un grande inizio del Verona, probabilmente sottovalutato ai nastri di partenza. Ha fatto un gran bel mercato perché ha preso giocatori giusti nei ruoli giusti. Non è una fatalità l’inizio di campionato perché strutturalmente è una squadra messa bene. Sviluppa gioco e l’allenatore è una garanzia. Per me non è una sorpresa, ma la conferma che se fai le cose in un certo modo i risultati arrivano. Credo che quest’anno dopo tanto tempo la Serie A sia un campionato livellato. Si fa fatica ad individuare chi facilmente retrocederà o si salverà, perché ogni squadra che si trova alla fine della classifica ha qualità. Secondo me sarà dura per tutti giocare a Verona quest’anno. Sappiamo che quando c’è entusiasmo è una piazza molto calda e la spinta dello stadio è importante. Non sarà facile per nessuno”.
Quali chance ha invece il Napoli di vincere?
“Il Napoli è il Napoli. Forse ha qualche punto in meno di quelli che dovrebbe avere, ma se mi dici chi è la rivale numero uno della Juventus ti dico ancora Napoli. E’ l’unica squadra che a livello tecnico e di gioco può dare fastidio alla Juve. Vedo l’Inter, squadra importante con un allenatore straordinario, che esprime un gioco per cui se non hai una rosa importante alla lunga puoi faticare contro squadre che hanno qualità nel palleggio. E il Napoli fa del palleggio la sua forza e l’ha dimostrato anche a Torino, recuperando una partita in partenza persa. Poi c’è stato l’autogoal di Koulibaly che capita una volta ogni dieci anni ed ha perso la partita. Secondo me il Napoli verrà fuori e lo farà molto bene. Sarà una lotta a tre per lo scudetto, con la Juve che onestamente mantiene ancora il gap sulle altre”.
L’altra campana per Napoli-Hellas: saluti finali
“Faccio un grosso in bocca al lupo all’Hellas perché è la squadra che ho nel cuore. Gli auguro una salvezza tranquilla. Spero invece che il Napoli faccia un bel campionato e possa lottare fino all’ultima giornata per lo scudetto”.
“Sarà una bella partita, con il Napoli favorito che ha tanta voglia di rivalsa dopo l’ultima giornata. C’è sempre stata rivalità tra i tifosi e spero che sia un rivalità con sfottò, striscioni e tutto quello che riguarda il folklore all’interno dello stadio. Mi auguro invece che fuori dallo stadio non ci siano problemi. Ormai nel 2020 è spiacevole vedere che si verifichino brutti episodi”.
Nato e cresciuto nella periferia est di Napoli, da sempre tifoso ed appassionato
Vive in Trentino, dove si è formato e lavora come Infermiere