ESCLUSIVA – Angelo Forgione: ” Il popolo napoletano ha tanti difetti, ma non è stupido”
Scrittore e giornalista, opinionista, storicista, meridionalista, culturalmente unitarista. Queste le parole con cui Angelo Forgione si presenta al lettore del suo blog.
“Baciata da Dio, stuprata dall’uomo. È Napoli, sulla cui vita indago per parlare del mondo.”
Un’intervista al telefono, tra una napoletana emigrata al Nord ed un napoletano che vive Napoli in prima persona: avviene così il mio scambio di chiacchiere con Angelo Forgione. E quale argomento migliore per rompere il ghiaccio, se non la Napolitudine? Quel concetto di appartenenza e distacco doloroso che accompagna i napoletani. Un popolo spesso tacciato di permalosità ed arroganza anche nel piagnisteo.
“Dipende da cosa intendiamo per Napolitudine: quella vissuta da chi vive al di fuori di Napoli. Chi vive fuori Napoli ne sente la mancanza in modo viscerale e diventa una malattia è una sorte di solitudine dell’anima. Un distacco dalla madre. Questo va ad inquadrarsi anche in un discorso sportivo perché i tifosi fuori che tifano napoli sono più passionali, tifano in modo più allegro, passionale e cordiali rispetto ai napoletani che sono rimasti in città che sembrano più arrabbiati. Stando lontani dalla città tutto si vive in maniera più distaccata, io faccio sempre questo parallelo: per vedere e capire soprattutto quello che è il proprio amore per la propria città, per questa terra martoriata e bistrattata. Ha i suoi difetti e le sue problematiche assolute ma comunque è una città che meriterebbe maggiore attenzione e non merita tutto questo livore Intimamente, ognuno di noi per capire quanto ama questo territorio deve fare un’esperienza fuori. Come quando osservi un film: attaccato allo schermo non riesci a distinguere le immagini”.
Occorre prendere le distanze e guardare con occhio quasi estraneo per capirne la bellezza…
“Esiste quindi un sentimento di solitudine e distacco rispetto questa città. È anche una scelta che molte persone hanno voluto fare per tante ragioni. Tra cui anche la convenienza o la sopravvivenza”.
Malessere nel vivere “Napoli” anche in chi vive a Napoli: questa visione della città da parte degli estranei si riflette su chi invece è rimasto? Il napoletano a Napoli è sereno nel vivere in modo così passionale e personale la città? E questa sua visione, questo senso di forte appartenenza che si specchia soprattutto nel tifoso di calcio?
“Sono veramente pochi quelli che riescono ad essere sereni, che riescono a decifrare la realtà standoci dentro avendo una visione della cosa più rilassata. E’ troppo facile dire che la città è problematica e detestarla. Non è Napoli che ci ha messo in questa situazione: è la storia, il vissuto che ci mette in queste condizioni. Non siamo stati messi in un posto a vivere condannati agli stenti. Sappiamo tutti la storia come è andata e ne avremmo fatto tutti a meno. Le persone a volte mancano di basi e conoscenze storiche per capire che per poter vivere serenamente Napoli occorre convivere con certe problematiche che non ci rendono la vita semplice. Conoscere non significa non soffrire ma capire da dove derivano i problemi e le situazioni difficili da gestire umanamente. I problemi esistenziali sono tanti: devi fare i conti con la mancanza di lavoro, la delinquenza la prevaricazione assoluta della gente. Non è facile vivere a Napoli, ma non è neanche difficile capire perché si sono generate queste situazioni. Impensabile pensare che tutti capiscano è un discorso molto più complicato, perché attiene alla cultura, alla conoscenza, all’educazione e anche all’istruzione che purtroppo manca alla base: perché in questo territorio c’è una fortissima evasione scolastica Purtroppo è un cane che si morde la coda e non se ne viene a capo. Siamo in pochi, davvero in pochi che ci viviamo la città in modo consapevole. Godendosela”
Tutto questa passione, dicevamo, si riflette nello sport. Noi viviamo il calcio e siamo gelosi dei nostri simboli, come Maradona. Ma allo stesso tempo abbiamo grandi aspettative e poca pazienza verso chi ci rappresenta: come viviamo ad esempio Insigne? Perché non gli perdoniamo niente?
“Intanto perché ad un nostro fratello di sangue chiediamo il riscatto. Un Masaniello di turno che deve riscattare tutto un popolo, in questo caso un riscatto sportivo. Ma non facciamo i conti con la realtà: perché non tutti sono Maradona. Insigne ha dei limiti pur essendo un ottimo giocatore. Da lui ci si aspetta che risolva delle situazioni che evidentemente non può sistemare da solo, per questo non gli si perdona nulla. Lui poi ha anche un carattere un po’ polemico, poco incline alla critica, non è disponibile al sacrificio. Anche lui ha un atteggiamento che in questo caso non aiuta. E’ anche vero che purtroppo noi napoletani chiediamo troppo a noi stessi, non come singoli ma come popolo. E’ come se il solo fatto di essere napoletani ci obbligasse a trovare delle soluzioni ai problemi. Quando si tratta di calcio il problema è vincere lo scudetto, superare i padroni del Nord… quelli che vincono sempre. Quando non si riesce la colpa ricade sul napoletano di turno. Quella maglia addosso al napoletano pesa troppo e pesa ancora di più perché sul braccio porta la fascia di capitano e quel giocatore non ha neanche il carattere giusto per sopportare questo peso”.
In realtà ci somiglia… somiglia tanto a noi tifosi!
“Assolutamente, ma nessuno è capace a specchiarsi. Chiediamo tanto agli altri ma non riconosciamo i nostri difetti. Ovviamente è un discorso generalizzato e per quanto non mi piaccia generalizzare occorre sempre andare ad individuare quali sono i caratteri salienti come dire: della napoletanità. Ogni popolo ha le sue caratteristiche e noi napoletani tra positive e negative abbiamo”
Ci arrabbiamo quindi e non perdoniamo, come non abbiamo perdonato il tradimento di un altro Masaniello. Mi riferisco a Maurizio Sarri che al pari di Lorenzo Insigne era considerato un difensore di Napoli. Cosa ne pensa Angelo Forgione tifoso?
“No, non lo abbiamo perdonato. Là il discorso è un po’ diverso, il napoletano come certe volte ha degli atteggiamenti criticabili, non lo si può tacciare di essere stupido. Il napoletano ha dato tanto amore a questa persona e poi dopo ha capito che da questa persona è stato un po’ usato per una guerra sportiva interna con il presidente. Quindi, ad un certo punto, il napoletano ha capito qual era la situazione ed ha smesso di amare quel personaggio. Però la vedo anche in una maniera abbastanza matura la reazione: si, quando è accaduto è esploso il caso. Però poi dopo c’è stato un distacco totale. Diversa da quella verso l’altro traditore, ad esempio. Higuain ancora oggi soffre di offese e di accanimento molto più profondo. Sarri è stato constatato ma ad un certo punto ci si è staccati completamente perché probabilmente ha ferito ancora di più. Higuain è un discorso diverso. Quello di Sarri è stato un vero colpo al cuore, l’altro invece è stato un colpo professionale, lo chiamerei così. Quello di Sarri lo vedo veramente come un colpo al cuore dei napoletani che tanto amore gli avevano dimostrato e si erano legati a lui”.
Ma è possibile che tutte queste ferite non ci facciano affezionare ad altri personaggi, ad un mister come Carlo Ancelotti?
“Ma perché nel calcio i risultati sono quelli che contano. Quando un allenatore si spinge oltre e dice che il secondo posto non basta più. Mi vengono i brividi solo a pensare al secondo posto: è chiaro che stai alzando l’asticella e ti devi assumere la responsabilità di ciò che stai dicendo. Quando poi i risultati cominciano a claudicare è normale che il tifo passionale comincia ad essere un po’ critico verso chi ha pronunciato quelle frasi… perché allora stai fallendo. Gli obiettivi li hai fissati tu, quindi stai fallendo. Però così come i risultati oggi sono un po’incerti, magari domani o tra qualche settimana diventeranno positivi e quindi cambierà il vento: il calcio è fatto così, è fatto di momenti. Magari tra qualche settimana la squadra si risolleva e staremo qui a parlare di altre cose”.
Secondo te è un problema di modulo o di calciatori che mancano?
“E’ un problema, veramente, di confusione totale e qui l’allenatore ha le sue responsabilità. Un problema di confusione, di eccessivo turn over: impensabile che si possa fare un turn over così spasmodico a questo punto della stagione. Siamo solo a fine settembre, ottobre, ma durante la pausa e quanto è accaduto è stato a fine settembre. E a fine settembre un turn over così ampio non è comprensibile altrimenti cosa dobbiamo pensare? Di arrivare a fine stagione ed essere sulle gambe? Non può essere così. Quindi se è stato fatto questo genere di turn over è perché si è cercato e si sta cercando un equilibrio di squadra che fatica ad arrivare: tanto negli uomini che negli schemi. Gli uomini evidentemente non sono in questo momento ben guidati, ma non perché Ancelotti abbia delle problematiche proprie: è un allenatore assolutamente di lignaggio internazionale. Il problema è che probabilmente ci sta capendo poco rispetto ai calciatori che ha in mano, forse avrà bisogno di più tempo per trovare la quadratura del cerchio e assettare la squadra per bene”.
Ma i calciatori li ha chiesti lui o gli sono stati imposti?
“No, i calciatori li ha chiesti lui, i nomi li ha dettati lui. Lozano, Manolas, Elmas li ha chiesti lui. Sono calciatori che fanno parte di una lista sulla quale poi si è andato a lavorare: lui si è detto estremamente soddisfatto della campagna acquisti, contentissimo del parco calciatori che ha in mano. Dopo Dimaro, a campionato avviato durante un’ intervista ha detto che questa squadra gli dava delle soddisfazioni come non altre allenate in passato… quindi questo ci deve far capire quanto lui sia contento di allenare questa rosa.
Le cose stavano andando bene, poi qualcosa si è rotto. Speriamo che si riaggiusti perché la squadra non può continuare con questo andamento: ha delle potenzialità importanti quindi c’è bisogno che si rimetta in carreggiata”.
Ci basta Milik o ci serviva Icardi? Occorre un’altra punta o quello che abbiamo va bene?
“Se ha cercato Icardi, probabilmente l’allenatore voleva anche Icardi. Quindi vuol dire che c’era bisogno di un calciatore che la mettesse dentro. E’ un problema che pare essere persistente. Quindi finché Milik non si sblocca… Il problema di Milik è di oggi, non di ieri. Milik l’anno scorso ha fatto 17 reti senza segnare rigori quindi ha segnato quanto Icardi, non è questo il punto. Il problema è che poi dopo si è fermato, adesso non riesce a sbloccarsi è come se giocassimo con una punta che non riesce a metterla dentro ed è così. Poi cambia la situazione, Ancelotti capisce che c’è una problematica di questo genere: entra Llorente ed il Napoli si snatura, perché è vero che Llorente è partito bene, ha cambiato il volto delle partite, però ormai la squadra si è incaponita. Ogni volta che entra Llorente cominciano a piovere al centro i cross a cercare la sua testa e così si snatura una ricerca di gioco palla a terra che anche Ancelotti ha dimostrato di saper mettere in pratica. Questa situazione che si crea con Llorente mi sa tanto di mancanza di idee e questo è sintomatico di una situazione al momento non tanto chiara. Auspico veramente che le cose si risolvano, ma in realtà sono certo che succederà perché la squadra ha veramente molte potenzialità. Non ha tanta differenza rispetto alla Juve quindi il quarto posto al momento ci sta veramente stretto”.
Angelo, infine, cosa pensi per il futuro di questa squadra?
Siamo tutti protesi al miglioramento: sono fiducioso in questo senso.
Nelle parole di Angelo Forgione si ravvisa una disamina della situazione sportiva piuttosto chiara ed esaustiva: crede nella ripresa della squadra e tutti si augurano che avvenga nel più breve tempo possibile, a partire da Sabato prossimo contro il Verona; ma le parole del presidente certamente non aiutano. A mio avviso, le sue esternazioni potrebbero portare la squadra ad un atteggiamento diametralmente opposto a quello che si desidera. Spero che ciò non avvenga.